ALESSANDRA CHIAPPERO
Parole e musica. Io ci dondolo. Cantare m'ispira.
Scrivere, m'intona. E allora canto. E poi
scrivo. E poi canto. Un imperfetto doppio:
due muse, due poli. Imprescindibili, complementari,
dissonanti. Ritmo duale, schema aperto. Mi
piace raccontare, sin da quando ero bambina.
Ero certa che da grande avrei voluto fare
la scrittrice e mio papà per i miei dieci
anni mi comprò una Valentina Olivetti. Il
regalo più bello di tutta la mia vita. Rossa,
fiammante, era la mia 'Ferrari da scrivere'.
Scrivo di tutto. Scrivo sempre. Scrivo per
mestiere (mi occupo di omunicazione integrata
per le imprese), ma anche perché in certi
momenti mi si rovescia addosso un'onda d'urto.
Arriva La storia. Prima un dettaglio, una
frase. Poi, il torrente diventa compulsione.
Ho iniziato tanti anni fa perché volevo raccontare
la storia della mia famiglia. Ma delle mie
radici alla fine non ho mai scritto niente.
Ho raccontato storie al femminile in 'Offensiva
madre', e la vicenda di un manager e un artista
che si contendono una donna ne 'L'autista'.
'Amore e cetrioli', invece, è la storia di
una nobildonna milanese caduta in disgrazia
che diventa amica della sua colf. E infine,
il mio lavoro più appassionato, 'Cuore Meccanico',
la storia di una passione tutta islamica
in una vita cinica e rassegnata.
www.alessandrachiappero.it
Sei il tempo che batte
il levare dell'alba
e oscura la città ancora addormentata.
Il profilo, l'uomo del caffé, un clacson.
Cani tacciono,
muta corsa verso il limbo
di una scatola, chiusa dentro.
I confini dell'incerto
inchiodano al rosso
mentre altro scorre
senza marce, senza meta, senza strade.
Motori svelti a fare motori
nel meccanismo muto e sublime
dell'alba che è giorno
e ancora notte.
Il battito cerca lento
il corso del tempo
Siede su un muricciolo
e guarda avanti senza fretta verso il giorno
che sale.
Tengo a sonora distanza
un tacco sulla strada graffiata
d'asfalto.
Passavi nel mezzo di tanti giri nauseati.
Una donna, io, un uomo. Un tram, una sirena.
E guardavi indifferente
lo spiraglio aperto verso me.
Bello, il sole dietro alle insegne
che brillava fioco.
Ma giallo.
Intanto, immaginavo l'accento storpio
di un camion dal fumo vecchio.
Solite storie di un buco urbano
a sè sempre uguale.
LUNA DONNA |