ALESSANDRA DI PAOLA:
Mi chiamo Alessandra Di Paola, sono nata
nella Maremma toscana dove vivo e lavoro.
Ho studiato pittura e scultura a Siena e
partecipato a collettive di pittura. Ho inoltre
lavorato come grafica pubblicitaria ed ho
appena pubblicato il mio primo libro con la Casa Editrice “Edizioni Progetto Cultura”. È la storia di Irene e Bianca,
una storia d’amore al femminile, che ho scritto
con passione e “di getto”. Il titolo è Vite Adiacenti.
Potete trovarlo su:
www.libreriadonna.com
www.specchiomagico.net
www.ibs.it
Il libro narra "il destino di due donne
, Irene e Bianca, che fino a un certo punto
della vita corre lungo binari distinti e
separati in attesa che qualcosa succeda e,
in effetti, pe runa straordinaria coincidenza,
qualcosa succede" (dal'ntroduzione di
Carlo De Ambrogio)
Per la copertina del mio libro ho scelto
un dipinto che ho fatto un anno fa, (quasi
un presagio…)
Origami
di Alessandra Di Paola
Sono fondamentalmente pittrice, nel senso
che dipingo dal momento in cui sono riuscita
a reggere in mano una matita. Ho sempre scritto
e dipinto per conto mio senza mai chiedere
critiche, poi è scattato un nuovo sentimento,
la condivisione, e ho deciso di sottoporre
i miei scritti a qualcuno. Amo manifestare
attraverso la scrittura e la pittura. Scrivere,
è dare voce a quello che dipingo, a tutte
le mie immagini oniriche, alle mie donne
distratte e intente all’amore, al dolore,
alla vita, al cambiamento.Non c’è differenza,
l’una compenetra l’altra.
www.alessandradipaola.it
Da "Vite adiacenti" di Alessandra
Di Paola
Prima Parte- Irene
Con la tendenza che aveva a farsi male, aveva
cercato spesso d’immaginare quel figlio che
non aveva portato nel mondo, e l’immagine
era sempre la stessa, un visetto generico
e illuminato da un gran sorriso.
(Se facessimo le uova…ci metteremmo a covarle
fino alla schiusa, padri e madri a turno,
e se qualcuna si rompesse non sentiremmo
solo nostra la responsabilità e neppure solo
nostro il dolore).
Guardò Mei Li che sembrava appena nata, tanta
era l’innocenza nei suoi occhi.
Parlarono tutta la notte, risero e giocarono
tutta quanta la notte, mangiarono e bevvero
vino.
Poi la stanza scivolò nel silenzio, e la
luce incerta del finire della notte si fermò
sulle loro teste.
Il sudore e le fresie, gli aliti, il bruciore
sotto le ciglia e il sonno profondo.
Poi il freddo acuto avvolse tutto quello
che trovava.
Irene aprì gli occhi e si trovò faccia a
faccia con un raggio di sole che illuminava
pulviscoli d’aria dorata. Doveva essere tardi.
Mei Li…
Si alzò tremando e si rivestì in fretta.
La chiamò con un urlo, corse a guardare nel
bagno.
Cercò un biglietto, una traccia, e gli occhi
si spostarono da soli sul tavolo da fumo,
dove Mei Li aveva lasciato due piccoli origami.
Si trattava di due fragili figure colorate,
le prese delicatamente rigirandole tra le
dita.
Raffiguravano un minuscolo drago giallo e
una piccola tigre azzurra.
C’era un biglietto invisibile legato al corpo
del drago. Irene lo srotolò con attenzione,
con eccitazione e nostalgia.
Aveva capito ancora prima di urlare che Mei
Li se n’era andata dalla sua casa, due esistenze
invece di una, benché addormentate, facevano
un silenzio differente.
Lesse:
"Hai la tenebra dello Yin e il furore
dello Yang…ma i nidi delle rondini sterili
sono collocati su alberi inutili.
Io sono quella rondine e tu muteresti in
quell’albero.
Mei Li Liang "
Uscì da casa quasi correndo, giù nei viali,
calpestando le pozzanghere di neve disciolta.
Imprecando, inciampando.
Mei Li…Mei Li
Mei Li nel cuore.
Le mancava furiosamente. Dopo anni di assenze
e suggestioni inventate, aveva sentito Mei
Li ridere dentro la sua casa e sopra il suo
seno, l’aveva scoperta come si scopre un
evento naturale, sì, come il fuoco e il tuono.
Aveva voglia di una lunga pattinata sul ghiaccio.
Guardò le persone alle fermate degli autobus,sembravano
una didascalia stradale, un cordone umano
alternabile che non si sgrovigliava mai.
Un cordone noncurante e straniero.Cercò tra
le facce e i colori dei cappotti ( aveva
un cappotto chiaro?) ma si muoveva tutto
e troppo in fretta.
C'era una tasca scucita nella pelle della
sua esistenza?Non poteva decidere che cosa
trattenere?
Non era un gioco.Qualcosa cadeva sempre ,
e se fossero state anche solo mosche, non
avrebbe voluto perderle.
LUNA DONNA |